Mentre il Perugia, laggiù in Interregionale, si ritrova a vedersi rinviata la seconda partita in sette giorni causa nubifragio, cominciano a saltare le prime gare per maltempo anche in Serie A. Oddio, l’unica che ieri non è stata giocata a dire il vero è Bologna-Chievo, ma datemi solo una persona, a parte l’arbitro e scommetto il prefetto, che pensasse che fosse il caso di far disputare Brescia-Genoa. Ormai da qualche anno è un’abitudine. Ma sono io che mi sbaglio o fino a qualche tempo fa una partita rinviata era un evento rarissimo? Non ho davvero ricordi, o ne ho pochissimi, di casi del genere nella mia infanzia e nella mia adolescenza – e sì che di pallone mi occupavo non poco. Sarà l’ammalamento del pianeta, chissà.
Restando agli incontri che si sono giocati, c’è da registrare un complessivo rallentamento di tutte le squadre che fino a ieri andavano a cento all’ora. Il Milan, dicono giocando piuttosto bene, non va oltre l’uno a uno in casa della Samp: Ibra non segna, ma fa l’assist del momentaneo vantaggio a Robinho. Un buon punto, anche perché dietro non ne approfittano. Non che chi stava immediatamente dietro al Milan potesse coltivare ambizioni particolari sullo scudetto, ma la classifica, seppur parziale, ogni tanto bisognerà guardarla. Insomma, la Lazio non riesce a schiantare il Catania all’Olimpico. Brutto segno. Il Napoli, da parte sua, viene schiantato eccome dall’Udinese al Friuli, al termine di una partita pazzoide che ha fatto completamente perno sui bislacchi umori di Hamsik (la finta fatale sul calcio d’angolo che ha portato al terzo gol di Di Natale, prima del bel tiro dell’uno a tre e del rigore sbagliato, è da annali). La Juventus continua a fare quel che può, e cioè non molto: nel disperato assalto alla porta della Fiorentina andata in vantaggio all’alba della partita prima sbatte contro le parate di Boruc, poi riesce a pareggiare solo grazie a una sua papera. Ma l’inciampo più doloroso è quello della Roma, che esce dalla Favorita di Palermo frustrata nel fisico e nello spirito. Io l’avevo detto che sabato scorso, contro l’Udinese, la Roma aveva raccolto più di quanto meritato. Poi c’è stata l’epica rimonta col Bayern, ma certi sforzi, anche a livello nervoso, si sa che si pagano. Insomma, non era così difficile aspettarsi un passo falso in terra sicula. Certo, una partita così sa di ridimensionamento. Forse sarà stata fatale la bestemmia, emblematica nella sua natura, che si è materializzata negli ultimi tempi nell’ambiente giallorosso: Menez? Meglio di Pastore. Come no. Inguaribili.
Infine, due parole sull’Inter. La partita non l’ho vista, ma dagli high-lights, dalle cronache e dai racconti, posso dire con una certa sicurezza che si sia trattato di una di quelle vittorie rocambolesche e infondate che tanti pomeriggi d’autunno hanno animato in un non recente passato. Col Twente la squadra di Benitez ha giocato male, e ieri pure. L’identità non c’è ancora, la nuttata non è passata, e occorre mettercisi davvero d’impegno per evitare di fare brutte figure ad Abu Dhabi. Senza quei due autogol con cui ha ribaltato il risultato, per dire, non so ieri come sarebbe finita. Va beh. Giornata interlocutoria. Succede, ogni tanto.
il weekend sarà stato interlocutorio, ma almeno per due motivi da ricordare: 1. immaginare la faccia di quell’idiota di renzi al pareggio della juve (non l’ho vista ma basta pensare a mr. bean che lascia le chiavi della mimi minor dentro la macchina chiusa); 2. la faccia di mou a ogni gol del barca (occhio e croce è come quella di un commissario dell’ufficio politico cui dicano: “il responsabile non era pinelli, l’abbiamo buttato giù per niente”). roba che gratifica, almeno un po’.
in realtà la faccia di renzi è così al naturale. non ce la faccio nemmeno a immaginarla dopo il pepe-gol.
il 5-0 del barca ha inciso una piccola ruga in più anche sul volto di mio padre. lui, a non rimpiangere mou, proprio non ce la fa.